Fino ai primi anni del '900 l'illuminazione del sotterraneo era effettuata con lampade ad olio.
I minatori ricevevano 20 centesimi per pagare l'olio consumato.
Nel 1901 compaiono le prime lampade ad acetilene che saranno impiegate per circa 60 anni.
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Data la presenza di gas, quali acido solfidrico e carbonico, occorreva attivare un'energica ventilazione nel sotterraneo. La disponibilità di energia elettrica, resa possibile dalla costruzione di centrali idroelettriche che sfruttavano le abbondanti sorgenti dell'Amiata (centrale di Abbadia San Salvatore 1905, centrale di Santa Fiora 1907), consentì l'installazione di ventilatori adeguati a:
- fornire agli uomini nel sotterraneo la quantità necessaria di ossigeno
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L'armamento delle gallerie è particolarmente importante nelle miniere del Monte Amiata, scavate in terreni prevalentemente argillosi. Nei casi di gallerie che dovevano rimanere aperte per poco tempo (coltivazioni) si impiegava l'armatura in legname.
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L'abbatiimento e la ripiena |
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Nei primi cinquanta anni di attività nelle miniere amiatine l'attrezzo di scavo più impiegato è stato il piccone. Qualora fosse stato necessario impiegare esplosivo, la preparazione dei fori da mina veniva seguita a mano con fioretto e mazza.
Con l'arrivo dell'energia elettrica (Santa Fiora 1907, Abbadia San Salvatore 1905) vengono installati i primi compressori e l'aria compressa fa il suo ingresso in miniera, consentendo l'impiego di martelli perforatori sempre più perfezionati.
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