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Santa Fiora |
Il paese di Santa Fiora si trova ai piedi del Monte Amiata, nella parte meridionale della Toscana in provincia di Grosseto. Il Paese è stato costruito su una ripa di sasso peperino ed è recintato da mura.I primi documenti che parlano di Santa Fiora risalgono al IX ° secolo. Diventata un centro di primaria importanza nel corso del XIII° secolo grazie alla famiglia degli Aldobrandeschi. A partire dalla seconda metà del XIV ° secolo, la contea assistette ad un processo irreversibile di decadenza e di disgregazione territoriale che Dante descrive nella VI° canzone del Purgatorio: "Vieni crudel, vieni e vedi la pressura d'i tuoi gentili,e cura lor magagne; e vedrai Santafior com'è oscura.". Quando nel XV° secolo la contea indebolita, sembrava essere destinata a diventare parte della Repubblica di Siena, viene salvata dal matrimonio di Cecilia, l'ultima erede della famiglia Aldobrandeschi, con Bosio Sforza, da qui la dinastia degli Sforza. Grazie al capostipite Guido Sforza, Santa Fiora visse un periodo di splendore, tanto che nel seicento era uno dei centri più popolosi dell'Amiata. In seguito la leggerezza con cui i successori del Conte trattavano gli affari li fece perdere diverse proprietà e diversi poteri sparirono a causa dalle nuove leggi di Pietro Leopoldo, come l'eliminazione degli usi civici. Le condizioni di vita peggiorarono ulteriormente a causa dell'inasprimento fiscale dovuto all'Unità d'Italia. La piazza principale del paese si affaccia sull'imponente palazzo Sforza-Cesarini, costruito nel 1575 dove prima era situata la Rocca Aldobrandesca, risalente all'anno mille, della quale rimangono due torri, quella dell'orologio a doppia merlatura e l'altra quadrangolare. Scendendo per la via Carolina , la più lunga del paese che arriva fino al terziere di Montecatino, il primo incontro interessante è la chiesa del Suffragio che custodisce al suo interno affreschi risalenti al 1700 e delle grandi Croci che vengono utilizzate per la Processione del Tre di Maggio. Continuando si può visitare la Chiesa della Pieve delle Santissime Flora e Lucilla, costruita nel XIV secolo in stile Romanico; la cui facciata è arricchita da un rosone in travertino; all'interno si trovano le ceramiche o terracotte robbiane dell'artista Andrea della Robbia tra cui la "Madonna della Cintola" descritta, come una delle più pregevoli opere della bottega robbiana. Proseguendo si entra nel terziere di Borgo che gode di un superbo panorama sulla vallata del Fiora, da cui si scorge il Sasso di Petorsola regno di numerose leggende paesane, il Convento della Santissima Trinità della Selva e la splendida vista del Monte Labbro. Da visitare il Convento delle Clarisse con la Chiesina al cui interno è contenuto il Crocifisso Miracoloso del cinquecento; la leggenda vuole che, il falegname che lo scolpì, padre di Suor Passitea Crogi, fondatrice del convento delle Clarisse, gettasse la sua opera nella legnaia, perché scontento della riuscita, ma il Crocifisso si rivolse alla figlia Passitea con voce umana e d' allora è divenuto oggetto di culto da parte delle popolazioni locali. Viene venerato ogni anno il Tre di Maggio, poiché secondo la popolazione protesse il paese dalle conseguenze di un terremoto il 3 di maggio 1778, da allora viene portato in una suggestiva processione per le strade del paese vecchio. Scendendo s'incontra la chiesa di Sant'Antonio, di cui resta solo la facciata, da qui inizia la via Lunga, dove si trova quel che resta del ghetto degli Ebrei; le case ed una sinagoga della quale non si sa l'esatta ubicazione. Probabilmente la comunità vi giunse alla metà del Cinquecento, a causa della bolla antiebraica emanata nel 1555 dal Papa Paolo IV.
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