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L'Amiata è un antico vulcano ormai spento di 1738 metri sul livello del mare. Sorge isolato tra le valli dell'Orcia, del Fiora e del Paglia. La vegetazione della montagna è caratterizzata da tre fasce boschive: la prima è la faggeta, la seconda è la fascia del castagno, che ama i terreni vulcanici e dal quale le popolazione amiatine hanno trovato sostentamento per secoli, coltivandolo come prodotto principale della loro alimentazione; mentre nella terza fascia si trovano prati, pascoli, vigneti e oliveti. Circondato da centri abitati di grande interesse storico e artistico, di origini antiche: dagli Etruschi, agli Aldobrandeschi, al Papato e ai Carolingi, alla Repubblica di Siena e in ultimo il Granducato di Toscana. Di grande interesse l'idrografia, come già accennato da esso hanno origine i fiumi Albegna, Fiora, Paglia e Orcia e numerose sorgenti d'acqua potabile tra cui quella di Santa Fiora che dando origine all' Acquedotto del Fiora approvvigiona non solo i paesi della montagna, ma anche la provincia di Siena, e tutta la costa grossetana. Le principali fonti di approvvigionamento idrico si trovano localizzate nei luoghi in cui, non a caso, sono sorti i principali paesi amiatini: Abbadia San Salvatore, Piancastagnaio, Vivo d'Orcia, Arcidosso, Castel del Piano. Giacomo Barzellotti parlando della montagna del tempo affermava nel "Monte Amiata e il suo profeta" del 1909: "...Sull'Amiata pan di legno e vin di nuvole...", come dire che la popolazione si sfamava unicamente con la polenta di castagne e con l'acqua sempre abbondante delle sorgenti montane. Spiegheranno meglio la storia e la natura del luogo le schede dei vari paesi e i pensieri che grandi personaggi hanno rivolto a questo monte dalle mille sfaccettature:
Io morirò con la nostalgia di questi luoghi, e se la mia anima resta, prego che ella si avvolga col vento che dai macigni dell'Amiata va lungo la Fiora malinconica fino al mare.
Felicissimo monte, ove natura
Se alcun luogo mai attrasse i poeti con le soavi ombre, o con le fonti argentine, e con le verdeggianti erbe dei ridenti prati, qui essi rimarranno tutta l'estate; poichè noi stimiamo che a questi gioghi dell'Amiata non siano da paragonarsi quelli di Cirra e Nisa, tanto esaltati dalle mitiche favole, e neppure da preferirsi sia la valle di Tempe col suo fiuma Peneo.
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