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Miniera del Siele PDF Stampa E-mail

miniera del siele

Comune: Piancastagnaio e Castell'Azzara (Siena e Grosseto) in località Diaccialetto lungo il fosso Siele.
Si raggiunge con una stada non asfaltata che parte dal biviocsiele3.JPG Terni sulla strada provinciale Santa Fiora Castell'Azzara.


Inizio attività:1846
Fine attività: 1981

La miniera coltivava il giacimento cinabrifero più ricco del comprensorio amiatino. Si avevano tenori del minerale fino al 38% in mercurio.
Le coltivazioni cessarono nel 1922 e la miniera venne lasciata allagare. Successivamente vennero eseguiti lavori di ricerca intorno al pozzo 1.

Proprietà: 1846-1861: Ditta Stabilimento Mineralogico Modigliani
1861-1865: Ditta Stabilimento Mineralogico Sadun-Rosselli
1865-1905: Ditta Angelo Rosselli con la partecipazione di Sara Nathan
1939-1974: Maggioranza in mano al gruppo Auletta-Armenise
1974-1980: acqiustata dalla S.M.M.A. del gruppo EGAM per 4 miliardi insieme alla miniera delle Solforate.
1980-1981: Samim del gruppo ENI. Rinuncia alla concessione e chiusura della miniera e abbandono dei forni.

Stato attuale: è stata completata la bonifica ambientale dello stabilimento metallurgico con il recupero di alcune strutture, destinate a fare parte del Parco minerario del Monte Amiata e quindi sarà possibile la visita.

 

 

 

la bonifica ambientale

 

L'area mineraria del Siele è il primo sito della zona sul quale è stata effettuata la bonifica ambientale,sulla base del Piano Regionale legge 29/93.

Il progetto approvato in data 31/07/1995, conteneva le modalità di indagine richieste dalla legge regionale per la quantificazione della contaminazione da mercurio dell'aria e riportava alcune linee guida riguardo agli interventi definitivi di bonifica ambientale. Lo studio preliminare che serviva a conoscere la collocazione dei residui di mercurio metallico o comunque in forma mobile e biodisponibile in matrici organiche ed inorganiche,incluse le strutture murarie e metallurgiche,si è svolto sotto la direzione tecnica e scientifica del Dipartimento di Biologia Ambientale dell' Università di Siena.

 

La bonifica è stata effettuata nell'area dove si sono succeduti nel tempo i diversi impianti minero-metallurgici.

DSC3.JPG

A fronte di una demolizione quasi totale prevista nel progetto iniziale, gran parte dei manufatti sono stati salvati e recuperati senza modificare gli importi previsti.

 

Gli interventi di recupero sono stati effettuati mediante la ricostruzione delle coperture (circa 5.000 mq) e dei solai, tramite la sabbiatura e scrostamento dei muri ( circa 1.200 mq), la messa in sicuDSC00001.JPGrezza di quei manufatti da ristrutturare.

 

Tutti i terreni contaminati intorno agli edifici sono stati scavati per profondità che vanno da 50 cm a 5.00 ml ed asportati ed è stato sistemato il sistema idrografico dell'area con la regimazione idraulica di 2100 ml circa tra fossi e canali.

 


 

I volumi demoliti ammontano a circa 20.000 mc vuoto per pieno, mentre i volumi salvati sono circa 50.000 mc e comprendono edifici adibiti a uffici, residenza, forni, volumi tecnici ecc .

 

Circa 25.000 mc sono edifici da recuperare ed utilizzare nell'ambito dell'istituito Parco Museo Minerario dell'Amiata.

Nei fabbricati demoliti è stato eseguito un recupero a rudere delle fondazioni e di parte delle mura.

I lavori sono iniziati nell'Agosto del 1999 e sono stati completati nel dicembre del 2001.

 


 

Si stanno effettuando controlli di mappatura dello stato di contaminazione dell'aria attraverso bioconcentratori vegetali e saggi di cessione sui sedimenti del Siele a valle dell'impianto.

I primi risultati come previsto sono buoni.

I controlli dell'aria, delle acque e dei terreni saranno continuati per un periodo di due anni dalla avvenuta bonifica.

Si stanno predisponendo i progetti di bonifica per le miniere del Morone e per la miniera di Abbadia San Salvatore.

 

Tutto il materiale contaminato è stato raccolto in un grande vascone realizzato nell'area dei rosticci nel quale sono stati stoccati circa 20000 mc di materiale.

 

Tutta l'area è stata poi ridisegnata e riqualificata a verde, sagomando circa 38.000 mq di scarpate.